martedì 23 novembre 2010

Gli inconvenienti del mestiere

C'è che la prima volta il blog non lo avevo aperto proprio per questo motivo, perché poi sapevo che non ci avrei scritto sopra per mesi.

Non che scarseggiasse l'ispirazione, o gli argomenti, o anche solo la voglia, ma proprio perché succede che quando si è in ballo... mediamente si balla, invece che scrivere. Così mi ritrovavo a pensare i post mentre ero a gambe aperte sul lettino dell'ambulatorio ospedaliero lombardo dove mi seguivano la gravidanza o mentre mi strafogavo di gelato alla faccia delle indicazioni dietetiche del ginecologo-terrorista (che poi ci ha salvato le penne a me e mozza, quando il gioco si è fatto duro). Insomma, nei momenti meno opportuni per prendere appunti e poi scriverli veramente, i post.

E così alla fine forse era meglio non averlo neanche aperto il blog se poi sapevo che l'avrei irrimediabilmente trascurato.

E in effetti anche a questo giro sta andando in maniera simile. L'ispirazione abbonda, gli argomenti si arricchiscono ogni giorno che passa, ma se non avessi ricevuto oggi un commento accorato da una lettrice che qui è inciampata per caso forse non mi sarei neanche ricordata di averlo aperto il blogghettino!

Ma hey, la fortuna è dalla mia, perché proprio oggi pensavo a un argomento, quindi ho deciso di rubare altro tempo al lavoro che dovrei concludere entro stasera per scriverne qualcosa.

Parliamo di sensi di colpa. In assoluto uno dei temi cardine della maternità, insomma.

Diciamo che sei molto incinta e che ricevi un sms da un donna molto in gamba che conosci che incinta non lo è da molto. Chiede il tuo aiuto (non retribuito) per organizzare un'iniziativa molto meritevole tra due giorni che richiederà che tu stia in piedi per almeno tre ore al freddo e al gelo su una piazza della tua città a distribuire volantini. Tu che hai la pressione a 60/90 (quando è alta) e che hai appena preso coscienza del fatto che la media ponderale dei neonati nelle famiglie tua e del correo genitore è di 5 kg sprofondi nel classico dilemma.

La tua prima reazione è di stizza. Ma come, con tutto quello che hai da fare, la pancia di sette mesi che preme sulla vena cava e la pressione non pervenuta, dovresti anche regalare tre ore del tuo preziosissimo tempo nelle condizioni ambientali peggiori?! Ma perché queste richieste arrivano sempre dalle donne, che dovrebbero capire che certe domande non si fanno neanche?!

Non appena formuli il pensiero però il senso di colpa atavico emerge a soffocarlo. Ma come?! Tutte le donne lavorano tranquillamente fino a tutto il settimo mese e tu ti lamenti perché ti viene chiesto di rinunciare a tre pulciosissime ore del tuo tempo?!

Ecco. Assapora bene questa situazione. Una parte di te che vuole dimostrare di poter fare tutto e essere indistruttibile e un'altra parte che reclama il diritto a un po' di sano riposo menefreghista.

E questa è la quint'essenza della maternità. Get used to it.